Ginkgo biloba - Parco Don Bosco

 

Ciao bambini, mi presento: sono un albero molto contento,

in piazza Don Bosco mi vedete e con gioia mi ascolterete.

Ho la forma di un sonaglio, e le foglie sono a ventaglio,

utili per una buona tisana che la memoria risana.

Io vengo dalla Cina, e un piatto di quella cucina

si fa con i miei frutti appetitosi anche se decisamente mal odorosi

Sono qui da molto tempo e non sapete quante ne sento:

i bambini capricciosi; le campane degli sposi;

le cadute dei piccini e il canto degli uccellini.

Io riparo gli animali dai freddi invernali,

con il mio legno riscaldo la gente

e le famiglie rendo tutte contente.

Con le foglie rendo l’aria pura: sono come una cura.

Faccio ombra a voi bambini mentre mangiate dei panini.

Ora, vi saluto, dovete andare perché ci sono altri alberi da visitare.

 

DESCRIZIONE BOTANICA 

Nome scientifico: Ginko Biloba (Linneo)

Habitat e provenienza: originario dalla Cina, l'albero predilige terreni freschi e profondi, che siano particolarmente ricchi di humus ovvero di materiale organico che favorisca il drenaggio dell'acqua. Il substrato ideale è quello argilloso, torboso.

Foglie: albero caudufifoglie con foglie a orma a ventaglio flabellata (a forma di ventaglio); sono raccolte in gruppi a reggera in cui ci sono quattro o cinque foglie ben sviluppate e una, o due, non sviluppate (nei rami più giovani) mentre nei rami più vecchi ci sono foglie bilobate con solchi.

Fiori: pianta dioica (di pianta con fiori solo maschili o solo femminili); nelle piante femminili i fiori sono gialli-verdi e poco appariscenti (fioriscono a Marzo); i fiori maschii hanno asse allungato.

Frutti: la pianta ha pseudofrutti con polpa carnosa che marcendo emettono un odore sgradevole.

Portamento naturale: altezza massima raggiungibile: circa 40 m; tronco dritto con chioma molto espansa a forma piamidale; apparato radicale molto esteso e resistente. Scarsamente simbiotica con funghi. La corteccia è grigio-bianca, abbastanza fessurata e con solchi.

Età media: circa 700 anni, potendo arrivare fino a 1000.

Usi: con le foglie si possono produrre tisane (proprietà salutistiche: antiossidante; favorisce la memoria ed il benessere della vista) e cosmetici; in Cina i semi sono utilizzati anche in cucina.

Curiosità: è una specie antca (evoluta 250 milioni di anni fa nel Paleozoico); è resistita a 3 estinzioni di massa.E’ una specie alloctona; il nome deriva dal cinese Yin-kyo e significa albicocca d’argento. Il legno è pregiato ed usato in falegnameria.

LA MIA ORIGINE 

Cari amici,
che mi venite a trovare e mi vedete ogni giorno, la sapete la mia lunga storia?
Ora ve la racconto: qualche secolo fa un commerciante cinese andò al mercato con l’intenzione di vendere i frutti raccolti nella settimana dai contadini del suo villaggio.
Arrivò a una bancarella, vendè quel che doveva, e il misterioso uomo che comprò i suoi frutti gli regalò un sacchettino con all’interno dei semi, molto strani, “Speciali” come diceva il signore, che poi gli raccomandò di averne molta cura. Lui, invece non gli badò, li mise all’interno della tasca della sua veste e ripartì.
Dopo alcuni mesi, giunse in Italia, a Venezia per vendere il suo raccolto e comprare dei tessuti pregiati.
Trovò i semi che ormai erano da settimane nella tasca e li buttò per terra senza darci molto peso.
Nei dintorni dei fratellini trovarono il sacchetto, curiosi lo aprirono e trovarono i semi, così iniziarono a coltivarli.
Passarono due decenni e nel frattempo l’albero era diventato molto grande, ma era morto uno dei bambini. Gli altri fratelli diventarono mercanti, e iniziarono a vendere foglie, frutti e semi di questa nuova specie d’albero.
Lo chiamarono “Ginko”, per ricordare il bambino morto e “Biloba” come il loro cognome in onore della propria famiglia.
Ed eccoci giunti alla fine di questa mia storia: è una storia un po’ movimentata, ma da allora ho molti fratelli in giro per il mondo.
 

LE LEGGENDE SU DI ME

Questa è la leggenda di una pianta speciale, il Ginko Biloba. Marco Polo mentre si trovava nella corte di Kublai Kan, decise di andare in un negozio insolito. Il negozio era gestito da un mercante anziano, Yin Jan  Yoou:<<Marco,  ti aspettavo da tempo... tieni questi semi speciali, piantali in un posto irrangiungibile e ti porterà fortuna>>. Marco accettò e decise di partire per Venezia, ricordandosi di conoscere proprio là un giardino segreto. Durante il viaggio del ritorno, raccolse dell'acqua da un fiume cristallino, con poteri magici. Dopo tre anni Marco arrivò nel giardino segreto e piantò i semi. Il Doge di Venezia nel frattempo, era stato colpito da una malattia incurabile, almeno secondo il parere del medico. Passò una settimana e le condizioni del doge peggioravano sempre di più e ormai tutti pensavano che non sarebbe più riuscito a salvarsi. Anche Marco Polo era seriamente preoccupato e pensava che solo la pianta magica potesse salvare la vita del suo governatore. Andò così per l'ennesima volta nel giardino segreto e si accorse che il seme non era ancora cresciuto, anche se andava tutti  giorni ad innaffiarlo e a controllare che il luogo fosse sicuro. Decise di dargli un po' dell'acqua cristallina che aveva raccolto nel viaggio di ritorno. D'un tratto vide spuntare dal suolo una piccola piantina che in pochi minuti si trasformò in un grande albero. Marco con le foglie decise di fare un infuso e lo portò al doge. Dopo aver bevuto il governatore iniziò a sentirsi meglio, come se fosse rinato. Marco fu ringraziato molte volte, gli fu donata una villa e fu ricompensato con molto denaro. La pianta si rivelò molto utile per le sue foglie, le quali avevano un potere curativo molto potente e per questo doveva essere salvaguardata. Un giorno mentre Marco andava nel giardino segreto, delle persone lo videro e incuriosite lo seguirono: scoprirono così di cosa era fatto il magico infuso. Ma fortunatamente tutti i cittadini veneziani, dopo aver scoperto il segreto, rispettarono la pianta e non ne raccolsero le foglie, per evitare che essa morisse. Un anno dopo la guarigione del doge, per poterla festeggiare, diedero una grande festa in tutta la Serenissima. Dopo qualche giorno di festa però Marco si accorse di avere altri semi da piantare così il doge decise di seminarli per tutta la Repubblica veneta. La   chiamarono Ginko Biloba e grazie alla sua diffusione si salvarono molte vite

 

Tanto tempo fa, nel 1271, Marco Polo attraversò la via della Seta, arrivò in Cina e venne ammaliato dai dorati fiori che durante il mese di Marzo facevano capolino tra i lunghi e corti rami di alberi sconosciuti. Come richiesto dall’imperatore cinese Kublai Khan, rimase ad aiutarlo nella politica per un ventennio, fino al 1292. Quell’anno, in Ottobre, prima di partire verso casa fece un’ultima passeggiata nei giardini imperiali e trovò la misteriosa pianta trasformata: i fiori erano divenuti dei frutti marroni – grigiastri. Decise di coglierne uno e di portarselo a casa come ricordo e per analizzarlo al meglio. Quest’ultimo, durante il lungo e tortuoso viaggio che Marco percorse, cominciò a sentire la mancanza della clorofilla della pianta a cui apparteneva e da qui iniziò a trasformarsi per quanto riguarda il colore e l’odore. Tornato a casa, dopo quasi tre anni, lo pose sulla sua tavola da lavoro ed andò a prendere i suoi strumenti, ma istantaneamente venne chiamato a combattere contro Genova. Una settimana dopo sua moglie Hao Dong, pulendo la casa, trovò nello studio dell’uomo questo frutto marcito, che emanava un cattivo odore intollerabile e lo gettò dalla finestra. Quando anni dopo Marco tornò dalla prigionia, nel loro giardino trovò una pianta nuova, uguale a quelle che aveva visto in Cina. Da quel momento Marco poté usare fiori, foglie e frutti ogni volta che desiderava. Oggi questi elementi vengono impiegati per cosmetici, tisane, pietanze, ma anche per curare dalle malattie, soprattutto quelle legate alla memoria. A quel tempo le donne , dato che le foglie erano poco più grandi di cinque centimetri ma dalla forma bilobata, iniziarono ad utilizzare le loro verdi frasche come ventagli per rinfrescarsi durante le calde giornate d’estate. Il nome di quest’albero deriva dal cinese Yin-Kyo che significa “albicocca d’argento” e noi lo chiamiamo infatti Ginkgo Biloba anche per il nome scientifico derivante dalle foglie.

IL MIO MITO 

In Cina tanto tempo fa ci furono continue annate di mal tempo che provocarono numerosi decessi tra la popolazione soprattutto a causa di una nuova malattia chiamata Chan. Essa causava la chiusura dei vasi sanguigni, la cecità e spesso la morte. All’est del continente si trovava un piccolo villaggio colpito anch’esso dalla malattia. Lì viveva un giovane contadino di nome Yin-Kuo-Tsu-Chan che infettato dalla malattia perse la vista. Un giorno, mentre si stava riposando davanti casa, passò di lì un vecchio viandante che gli chiese perché fosse cieco. Il giovane gli spiegò il motivo e allora il vecchio gli donò una bevanda che lo guarì immediatamente dalla malattia. Yin-Kuo-Tsu-Chan rimase sbalordito e gli chiese come si chiamasse e dove trovare la medicina. Allora il vecchio rispose che si chiamava Ambrichan e che era riuscito ad ottenere quella bevanda schiacciando i frutti maleodoranti di un albero strano con le foglie a ventaglio che si trovava sul monte Tannoch. Il giovane s’incamminò e dopo svariati mesi riuscì a raggiungere la vetta, ma con sua grande delusione al posto dell’albero trovò un uomo seduto su una roccia. Il giovane gli chiese che cosa facesse lì seduto, ma lui si limitò ad osservarlo e dopo un’accurata analisi gli fece cenno di sedersi e lui ubbidì. Trascorsero alcune ore e il giovane deluso e affranto decise di tornare giù, ma quando salutò il vecchio lui disse “Se l’albero vorrai trovare, da questa mappa ti dovrai far guidare!”. Il giovane incredulo gli rispose “Chi sei tu, o vecchio della montagna?” “Olopocram, il Dio della sapienza e della ragione e ti sono grato per avermi tenuto compagnia”. Detto questo scomparve e al suo posto c’era una mappa che conduceva a una X. Il giovane si chinò e urlò “Grazie, o Dio della sapienza e della ragione, ne farò buon uso!”. Poco dopo riprese il suo cammino e dopo un mese e mezzo trovò un’immensa foresta di alberi con le foglie a ventaglio e capì di essere arrivato. Raccolse tutti i frutti che poteva e tornò a casa dove lo stava aspettando Ambrichan. Insieme riuscirono a creare molte medicine e le distribuirono nel villaggio. Finito di guarire le persone del proprio paese passò in tutti gli altri villaggi a distribuirla. Dopo qualche anno la Cina fu completamente guarita dal virus “Chan” e i capi-villaggio decisero di riunirsi in un’assemblea per decidere il nome del nuovo albero conosciuto: tutti furono d’accordo nel nominarlo Yin-Kuo-Tsu per ricordare alle generazioni future il nome di questo giovane eroe che aveva salvato la Cina da un virus letale.

CREDITS: 

Ist. compr. San Giovanni Ilarione - Scuola sec. I grado M. Marcazzan di San Giovanni Ilarione, CLASSE 2A con prof. Scalzotto M., Marcazzan L. e Hubacech A.

AMEntelibera ETS, Tecla Soave e Alessandro Capitanio

Anno scolastico 2022/2023